Leone Contini (Firenze, 1976) ha studiato filosofia e antropologia culturale all’Università di Siena. La sua ricerca si colloca lungo il margine di contatto tra pratiche creative e lavoro etnografico. La ricerca di Leone Contini si focalizza primariamente su conflitti interculturali, relazioni di potere, migrazioni e diaspore e su come tutti questi fenomeni influenzino il contesto antropologico e il paesaggio botanico del luogo in cui si trova a operare. Le sue pratiche includono lecture-performances, interventi nello spazio pubblico, narrazioni testuali e audio-visuali e disegni. Ha tenuto interventi ed esposto, tra i tanti, anche al Museo della Civiltà di Roma, al Mudec di Milano, al Mart di Rovereto, a Cittadellarte a Biella, alla Delfina Foundation di Londra, al Kunstverein di Amsterdam e al Kunstraum di Monaco.
Foreign Farmers (2018)
Installazione, intervento nello spazio pubblico
A Palermo, l’esito di dieci anni di raccolta di semi e di storie si concretizza in un orto sperimentale per l’acclimatazione e la coabitazione di varietà migranti, realizzato all’Orto Botanico. L’artista, ispirandosi alla genealogia essenzialmente ibrida delle piante e dei vegetali siciliani, ha costruito un pergolato nello spazio dell’ex giardino coloniale dell’Orto Botanico, un tempo dedicato agli esperimenti di acclimatazione di specie provenienti dalle colonie. La costruzione di una pergola ibrida ribalta il significato storico di questo spazio: il processo di acclimatazione non è più imposto all’interno di un rapporto di potere, ma di un processo naturale. Qui, la cucuzza (una zucca estiva serpentiforme, pilastro della cucina domestica siciliana) coabita con i suoi esemplari omologhi bengalesi, srilankesi, filippine, turche e cinesi. Negli ambienti del Ginnasio è invece allestita una sorta di camera delle meraviglie, frutto della ricerca sul campo di Contini negli ultimi anni, relativamente alle pratiche agricole “straniere”.